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Enrosadira: la leggenda di Re Laurino

Ogni giorno, soprattutto in autunno, quando i raggi del sole si posano sulle cime delle Dolomiti i colori prendono vita.
All’alba e al tramonto sfumature di rosso, arancione, viola e rosa tingono i monti.
È la magia del sole che colpisce la Dolomia, la roccia di cui sono composte queste montagne.
In ladino questo fenomeno prende il nome di “enrosadìra” – che significa letteralmente diventare di colore rosa.


Chi preferisce il romanticismo alle spiegazioni scientifiche crede che questo fenomeno nasconda in realtà qualcosa di fiabesco.

Nella tradizione popolare esistono diverse versioni della LEGGENDA DI RE LAURINO, ma ognuna di esse vede Re Laurino rapire una bellissima fanciulla di cui si è innamorato a prima vista.
Si narra che fosse la figlia del Re dell’Adige o la donna che egli stesso desiderava prendere in moglie.
La rabbia ed il dolore furono tali da spingere quest’ultimo ad inseguire il rapitore.
Quando giunse al suo Regno si trovò di fronte solo uno splendido giardino di rose rosse, dono d’amore di Laurino per la fanciulla.
A lungo cercò invano il suo avversario.
Nascosto e protetto dal dono dell’invisibilità, Laurino era sicuro di poter scappare senza essere trovato.
Le rose, calpestate dai suoi passi veloci e spostate dal vento della sua corsa, rivelarono però la sua posizione. Venne catturato e fu costretto a liberare la donna.

Sconfitto ed arrabbiato, si girò verso il Rosengarten (traduzione tedesca dell’odierno Catinaccio) che lo aveva tradito e gli lanciò una maledizione. Disse << Né di giorno, né di notte, alcun occhio umano potrà più ammirarti>>, spazzando via tutto e lasciando nuda roccia tutt’intorno.
Egli non aveva però tenuto conto di alba e tramonto, che non sono né giorno né notte. Per questo, ancora oggi, anche se per pochi preziosi minuti al giorno, possiamo continuare ad ammirare il giardino di rose rosse che colora le cime delle Dolomiti.